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Assegno di Mantenimento Figli: Cosa Fare Se l’Ex Nasconde i Beni o si Dichiara Improvvisamente Incapace?

La fine di un matrimonio o di una convivenza porta con sé molte sfide, ma una delle priorità assolute deve rimanere il benessere dei figli. L’assegno di mantenimento è uno strumento fondamentale per garantire loro uno standard di vita adeguato, commisurato alle risorse di entrambi i genitori. Purtroppo, non è raro trovarsi di fronte a un ex partner che tenta di sottrarsi ai propri obblighi, magari dichiarando un’improvvisa incapacità economica o, peggio, mettendo in atto strategie per occultare il proprio patrimonio. Cosa fare in questi casi? Come può un genitore tutelare i diritti dei propri figli? Vediamo insieme il quadro normativo e le strategie legali più efficaci.

Il Principio Cardine: L’Interesse Superiore del Minore e la Capacità Economica Reale (Art. 337-ter c.c.)

Il Codice Civile è chiaro: l’assegno di mantenimento per i figli deve essere determinato considerando le loro necessità concrete (educazione, istruzione, esigenze di vita quotidiana) e le risorse economiche complessive di entrambi i genitori. Questo non significa guardare solo alla busta paga o alla dichiarazione dei redditi. La giurisprudenza, come confermato dalla Cassazione (sent. n. 11504/2021), richiede una valutazione ampia che includa non solo il reddito corrente, ma anche il patrimonio mobiliare e immobiliare disponibile, nonché la capacità lavorativa specifica del genitore obbligato, anche se potenziale o non pienamente espressa (pensiamo ai liberi professionisti o a chi lavora “in nero”).

La Richiesta di Riduzione dell’Assegno: Non Basta Dichiararsi in Difficoltà

Un genitore può chiedere la riduzione dell’assegno solo se dimostra una diminuzione significativa, documentata e duratura delle proprie capacità economiche, che gli impedisca oggettivamente di far fronte all’obbligo nella misura precedentemente stabilita. La Cassazione (sent. n. 1823/2023) è molto rigorosa su questo punto: la difficoltà non deve essere stata creata artificiosamente dal genitore stesso. Chi richiede la riduzione deve provare in modo inequivocabile l’impossibilità di adempiere, escludendo che tale situazione derivi da scelte personali volte a eludere l’obbligo (come licenziamenti volontari senza giusta causa, dissipazione di beni, o investimenti azzardati).

L’Ombra della Frode: Quando i Trasferimenti di Denaro Diventano Sospetti (Art. 2901 c.c.)

Uno scenario purtroppo frequente è quello del genitore che, magari a ridosso di una richiesta di riduzione dell’assegno o di fronte a richieste di pagamento, trasferisce somme di denaro o beni a terzi (spesso il nuovo partner, familiari o società fittizie). Prendiamo un caso concreto: un ex marito chiede la riduzione dell’assegno dichiarandosi senza lavoro, ma emergono sospetti che abbia appena bonificato una cospicua somma alla nuova compagna dopo aver liquidato delle polizze vita.

Questo tipo di operazione può configurare una frode ai creditori, dove i primi creditori da tutelare sono proprio i figli. La legge offre uno strumento potente: l’Azione Revocatoria (Art. 2901 c.c.). Tramite questa azione, è possibile chiedere al giudice di dichiarare inefficace il trasferimento se si dimostra:

  1. Il Pregiudizio: L’atto di disposizione patrimoniale (il bonifico) rende più difficile o incerto il soddisfacimento del credito dei figli.
  2. L’Animus Fraudandi (Mala Fede): La consapevolezza del debitore (l’ex coniuge) di arrecare un danno ai creditori. La tempistica sospetta (vicinanza alla richiesta di riduzione) e la destinazione dei fondi a un soggetto terzo non obbligato legalmente sono forti indizi di questa volontà fraudolenta. La Cassazione (sent. n. 987/2022) ha confermato che trasferimenti a conviventi possono essere revocati se fatti in frode agli obblighi alimentari.

Se l’azione revocatoria viene accolta, la somma trasferita torna idealmente nel patrimonio del debitore, rendendola aggredibile per il pagamento del mantenimento.

Come Scoprire la Verità: Gli Strumenti Processuali a Nostra Disposizione

Quando si sospetta che l’ex partner stia nascondendo risorse o mentendo sulla propria situazione, è fondamentale agire con gli strumenti legali giusti per accertare la realtà dei fatti:

  1. Richiesta di Ordine di Esibizione (Art. 210 c.p.c.): Si può chiedere al giudice di ordinare all’ex coniuge (o direttamente agli istituti bancari) di produrre documentazione cruciale: estratti conto bancari e postali (anche cointestati), movimentazioni di titoli e polizze assicurative, contratti, dichiarazioni dei redditi degli ultimi anni. Questo permette di verificare trasferimenti sospetti e la reale consistenza patrimoniale.
  2. Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU): Nei casi più complessi, specialmente con liberi professionisti o imprenditori, si può chiedere la nomina di un esperto contabile (CTU) che analizzi in profondità la situazione patrimoniale e reddituale reale, andando oltre le dichiarazioni formali e scovando eventuali flussi finanziari occulti o beni strumentali non dichiarati.

Questi strumenti sono essenziali per portare alla luce la verità e fornire al giudice gli elementi necessari per una decisione equa.

Agire d’Anticipo: Misure Preventive Contro Ulteriori Dissipazioni

Se c’è il fondato timore che l’ex partner possa continuare a dissipare il proprio patrimonio per sottrarsi agli obblighi futuri, si può valutare la richiesta di un Sequestro Conservativo (Art. 670 c.p.c.) su beni specifici (conti correnti, polizze non ancora liquidate, immobili), in modo da “congelarli” a garanzia del credito di mantenimento.

Conclusioni e Raccomandazioni Operative

Se sospettate che il vostro ex partner stia cercando di eludere i suoi obblighi di mantenimento verso i figli:

  1. Non accettate passivamente richieste di riduzione basate su dichiarazioni generiche di difficoltà.
  2. Raccogliete ogni indizio di trasferimenti sospetti o di disponibilità economiche non dichiarate.
  3. Agite legalmente: Opponetevi alla riduzione evidenziando la contraddizione tra le dichiarazioni di indigenza e gli atti di disposizione patrimoniale, dimostrando la mala fede.
  4. Valutate l’Azione Revocatoria per rendere inefficaci i trasferimenti fraudolenti.
  5. Chiedete al giudice di ordinare indagini bancarie approfondite e, se necessario, una CTU patrimoniale per accertare la reale capacità economica.
  6. Considerate il Sequestro Conservativo per tutelare i pagamenti futuri se il rischio di dissipazione è concreto.

La tutela dei diritti dei figli è una battaglia che richiede determinazione e strategia. Affidarsi a un legale esperto in diritto di famiglia è fondamentale per navigare queste complesse situazioni e assicurare ai vostri figli il sostegno economico cui hanno diritto.